A - Storia della Ragioneria - i Maestri, le teorie nella Rivista Italiana di Ragioneria e di Economia Aziendale dal 1901 al 2000 a cento anni dalla fondazione Carlo Antinori ne rilegge e commenta i contenuti.

Versione stampabile
Autore: 
Carlo Antinori
ISBN: 
88-85333-42-7
Numero pagine: 
495
Data di pubblicazione: 
2000
Prezzo: €50,00
€50,00

Ogni volta che celebriamo l’anniversario di un evento intendiamo rammentare e far memoria, quasi rivivere, un complesso di valenze che attengono al contesto in cui si è manifestato l’evento medesimo, alle sue caratteristiche fisiche, alle modalità del suo verificarsi, agli effetti che ha prodotto sull’organizzazione istituzionale del contesto medesimo e sulle persone che lo vivificano; celebrare il centenario della nascita di una Rivista che ininterrottamente è stata presente nel panorama culturale di una determinata comunità scientifica è ancora più importante, perché è testimonianza tangibile della vita culturale vissuta da quella comunità. Essa, infatti, è “luogo” privilegiato di dibattito, di confronto, di affinamento, di innovazione, è sensore attento dell’avanzamento di nuove idee, è espressione della vivacità intellettuale di quanti vi approdano, è strumento efficace di comunicazione culturale e scientifica, è palestra per le giovani menti.

Il contenuto di un fascicolo di una qualunque rivista è incisione, più o meno profonda, su materia viva, è ricamo e tratteggio di un aspetto particolare, è visione istantanea di dinamiche complesse con effetti ben più immediati della pubblicazione di un libro. La   rivista è tentativo, è sensazione, è prospettiva di breve andare, è opportunità di interpretazione, è costruzione graduale: analizzare il contenuto di una rivista in senso longitudinale è allora percepire e disegnare il tracciato delle dinamiche culturali di una comunità scientifica, ed i fascicoli di quella medesima rivista rappresentano il pentagramma su cui segnare le note espresse dal contenuto dei vari articoli. Con ragione, pertanto, si può scrivere di “melodia” di una certa rivista e Carlo Antinori, nel ha cercato di captare i suoni più armoniosi ed esaltanti della nostra Rivista.

La Rivista, con il passare del tempo, ha allargato i propri orizzonti culturali, vivendo in trasparenza il formarsi e l’irrobustirsi di una nuova disciplina di studio, l’economia aziendale, rinverdendo così antichi splendori e trovando nel divenire della ragioneria e dei suoi ambiti di studio, il focus esclusivo della propria esistenza su di un scenario culturale sempre più affollato di nuovi attori, uno strumento musicale per cantare melodie solitarie o complementari al suono orchestrale.

Carlo Antinori ha sempre seguito nella ricerca un metodo storico che gli consente di studiare efficacemente anche vicende che si collocano in periodi di tempo a noi più vicini e quindi è sicuramente il più adatto a celebrare il centenario della nostra Rivista con un lavoro che appare veramente originale per il tracciato che ha inteso percorrere e per il modo che egli ha adottato nel seguirlo.

Antinori ha scelto un articolo o più di ogni annata della Rivista e li ha commentati; ci possiamo domandare perché quelli e non altri, ma perché i saggi scelti lo hanno maggiormente interessato, poiché gli sono apparsi correlazione efficace del tempo storico a quello scientifico in una proiezione di validità temporale delle riflessioni teorico – operative prospettate dall’autore. Nelle scelte effettuate, pertanto, non c’è un ordine prestabilito, ma solo l’imperativo di seguire la personale sensibilità, la necessità di appagare la propria curiosità, ma anche il piacere di seguire passo passo l’apertura degli orizzonti culturali e la conquista di mete dottrinali sempre più ambiziose di giovani studiosi che il tempo ha maturato fino a farli giungere a posizioni di prestigio nel panorama scientifico italiano ed internazionale; così il lettore potrà scoprire, soffermandosi sul lavoro di Antinori, un quadro delicato, una melodia armoniosa, una storia che si fa presente ed una vita che diventa messaggio (dalla “Presentazione” di Giuseppe Catturi).